Anche se la sua prima apparizione risale a settembre del 2016[1] è il 21 ottobre scorso che “Mirai” (“Futura” in giapponese) ha lanciato un attacco informatico che ha messo fuori uso, in alcune zone del mondo e per più di sei ore noti servizi, tra i quali: Twitter, Pinterest, Reddit, GitHub, Etsy, Tumblr, Spotify, PayPal, Verizon, Comcast, e la rete della Playstation. Questo ha provocando di conseguenza ingenti danni economici a tutte le compagnie coinvolte in quanto si stima che per ogni ora di malfunzionamento una net-company perde dai 20 mila ai 100 mila dollari.[2] Di attacchi del genere è piena la storia di Internet anche se negli ultimi anni sono iniziati ad aumentare, in modo esponenziale, non tanto quelli che partono direttamente dai computer usati quotidianamente ma dalla cosiddetta “internet delle cose”. La “Internet of Things” (IOT) comprende una quantità impressionante di oggetti che vanno dai modem usati per collegarsi alla Rete, ai frigoriferi “intelligenti”, alle stampanti, ai televisori, alle radio e alle videocamere dotate di collegamento senza fili. Tutti apparati elettronici che per funzionare devono collegarsi a Internet o che sono in grado di farlo quando serve e che quindi possono essere bersaglio di tutti gli attacchi che prima erano rivolti esclusivamente ai computer. Nel caso specifico la modalità dell’attacco è stata descritta in questo modo: diverse migliaia (decine o forse centinaia) di apparati elettronici sono stati infettati da “Mirai” a causa delle loro scarse o inesistenti protezioni. Una delle cause principali è quella di aver lasciato invariata la password che viene fornita quando si compra e questo tipo di parole d’ordine sono pubblicamente note. A un determinato momento questi oggetti hanno generato contemporaneamente un traffico tale, a causa dell’enorme numero di apparati coinvolti, da riuscire a mettere fuori uso un grosso fornitore di servizi di Rete e, di conseguenza, tutte le risorse a esso collegate.
Come era prevedibile, dopo la tempesta, si sono diffuse le solite voci che accusavano la Russia e/o la Cina di aver patrocinato l’attacco e che lo stesso era un modo per testare la resistenza delle infrastrutture di Rete in previsione di un attacco più grosso e, per i più catastrofici, definitivo.[3]
In attesa del prossimo, preannunciato,[4] attacco globale l’industria però continua a propagandare il “mondo nuovo” che si apre davanti a tutti i consumatori moderni. Un mondo fatto di frigoriferi che, quando si accorgono che il loro proprietario è nei pressi o all’interno di un supermercato, gli inviano la lista dei prodotti da comprare. O, magari, l’armadietto del bagno che avverte che sta per finire quel medicinale. Oppure la stampante che, verificato il basso livello di inchiostro, provvede direttamente ad acquistare una confezione nuova su web. Tutte cose oggi già possibili e, in alcuni casi, già in funzione.
Una tecnologia del genere presenta dei grossi vantaggi economici esclusivamente per il sistema di produzione, di distribuzione e di vendita ovvero per il sistema del capitale e lascia all’utente finale tutti gli svantaggi del caso. Come per tutto quello che riguarda tecnologia e comunicazione tramite computer, gli svantaggi sono sempre provocati dal medesimo tipo di problemi.
Un errore nel programma che si usa per scrivere può farvi perdere il lavoro di un pomeriggio, un errore nel programma che gestisce l’acquisto dell’inchiostro per la stampante può farvi comprare, a vostra insaputa, la cartuccia di colore rosso al posto di quello nero o ordinarne dieci di colore giallo quando non ve ne serve nemmeno una.
Talvolta i dati che possono essere trasmessi automaticamente, anche senza la vostra presenza, sono riservati e nessuno vorrebbe renderli noti a tutto il mondo. Si pensi per esempio a quelli riguardanti lo stato di salute.
Infine, un qualsiasi oggetto capace di connettersi alla Rete può essere vittima sia di un attacco di quelli che colpiscono centinaia o migliaia di altri apparati, o di uno mirato proprio al suo possessore. Rapinatori che vogliono rubarvi i codici di accesso al conto on line o spioni che vogliono controllare cosa scrivete e a chi.
I sostenitori entusiasti di questo genere di applicazioni della tecnologia fanno notare ai critici che ci sono anche degli aspetti positivi. Sono quelli relativi ai controlli di sicurezza, gestiti già da tempo in modo automatico, quelli che monitorano i motori degli aerei o gli apparati medici, passando per quelli usati per la prevenzione di disastri più o meno epocali. Questi entusiasti spesso sorvolano sull’uso di queste tecnologie per il controllo di massa, come per esempio avviene in una concessione mineraria in Australia, dove i minatori, con la scusa della sicurezza, sono controllati da apparati elettronici sia durante il lavoro che nel resto della giornata.[5]
Qualcuno prevede che nel 2020 saranno circa 100 miliardi gli apparati connessi direttamente a Internet o a una rete domestica[6] un processo ampiamente previsto dagli esperti che studiano le tecnologie emergenti esclusivamente in funzione della loro redditività economica.[7] Il che contribuirà da una parte ad aumentare in modo esponenziale la quantità dei profitti e dall’altra tutti i danni legati a un sistema sociale basato sullo sfruttamento.
Pepsy
Note
[1] http://securityaffairs.co/wordpress/50929/malware/linux-mirai-elf.html
[2] http://www.theatlantic.com/technology/archive/2016/10/a-lot/505025/
[3] C’è solo l’imbarazzo della scelta: http://allnewspipeline.com/Something_Huge_Is_Happening.php oppure http://uatoday.tv/techandscience/hacking-group-from-russia-china-claim-credit-for-
massive-cyberattack-rfe-rl-791074.html eccetera.
[4] https://www.wired.com/2016/12/botnet-broke-internet-isnt-going-away/
[5] https://www.theguardian.com/world/2016/dec/08/revealedrio-tinto-surveillance-station-plans-to-use-drones-to-monitors-staffs-private-lives
[6] https://www.theguardian.com/technology/2015/aug/14/internet-of-things-winners-and-losers-privacy-autonomy-capitalism
[7] https://www.gartner.com/newsroom/id/2819918